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Verona, chiesa di San Nicolò all’Arena

Date

2 gennaio 2017

SCHEDA LAVORO

OGGETTO
Verona, chiesa di San Nicolò all’Arena, restauro dei prospetti

DATAZIONE:
XVII secolo

AUTORE:
progetto originale dell’architetto Lelio Pellesina (1602-1674), di cui rimasero incompiuti la cupola, la facciata e il campanile

 UBICAZIONE:
Verona, piazza San Nicolò-via Anfiteatro

 COMMITTENTE:
Parrocchia di San Nicolò all’Arena
Alta Sorveglianza della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Verona, Rovigo, Vicenza – arch. Gianna Gaudini
Progetto e D.L.: arch.Giovanni Castiglioni, arch. Raffaela Braggio, arch.Genziana Frigo, arch. Filippo Legnaghi (A.c.M.e.Studio, Verona)

 DATA INTERVENTO:
prospetto nord 2012-2013
prospetto est (facciata) 2016

IL PROBLEMA

IL PROBLEMA

Prospetto nord: caratterizzato dalla splendida bicromia di malte seicentesche colorate in pasta (rosso a base di cocciopesto per i fondi e bianco per evidenziare le partiture architettonico decorative) il prospetto nord necessitava urgentemente di un intervento di consolidamento degli intonaci in avanzata fase di distacco, quando non già caduti lasciando a vista la muratura quasi completamente laterizia.

Prospetto est : la facciata, originariamente incompiuta, fu completata nel 1951, con un’operazione estremamente delicata e dalla chiara connotazione sperimentale, da Piero Gazzola, allora attivissimo Soprintendente di Verona, che utilizzò l’apparato decorativo della facciata di San Sebastiano, chiesa distrutta durante il conflitto mondiale, facendolo smontare e rimontare sul prospetto principale della chiesa di San Nicolò.
Tra i motivi portanti dell’intervento la necessità di individuare chiaramente la localizzazione delle infiltrazioni di acqua visibili nella controfacciata interna, per eliminarne le cause, e quella di creare un sistema adeguato per il convogliamento delle acque meteoriche.

IL METODO

Sul prospetto Nord  l’obiettivo primario è stato quello di conservare tutte le informazioni che nel corso dei lavori emergevano dalla lettura delle superfici murarie e, contestualmente, restituire una corretta immagine del prospetto architettonico dal punto di vista cromatico senza falsificarne l’interpretazione.
Contestualmente è stato effettuato uno studio del quadro fessurativo delle murature per escludere gravi problemi dal punto di vista strutturale e per mettere in atto un sistema di monitoraggio e controllo dei movimenti dell’edificio
A seguito del risarcimento delle lesioni e di un puntuale consolidamento della coesione e dell’adesione degli intonaci, una lettura di insieme della partizione architettonico decorativa è stata quindi restituita tramite risarcitura delle piccole lacune con impasti “a tono”, e delle grandi lacune, ove possibile, con intonacature rasosasso di cromia leggermete più chiara. Sono state messe a punto malte con inerti di natura e granulometria simili a quelle originali, rese riconoscibili a distanza ravvicinata dall’inserimento di elementi “anomali”.
L’intervento sul prospetto Nord ha interessato anche alcuni elementi lapidei di rilievo della porzione inferiore (portale e conci di riutilizzo provenienti dall’Arena o da edifici romani).

Sul prospetto Est l’intervento ha messo in luce la scarsa tenuta delle sigillature tra i conci di copertura in ammonnitico del timpano, problema evidentemente manifestatosi fin dalla ricostruzione della facciata, a giudicare dai ripetuti quanto maldestri tentativi di isolamento delle connessure rinvenuti nel corso dell’intervento. In considerazione dei fenomeni di infiltrazione sono state effettute delle indagini per verificare lo stato di conservazione degli elementi in ferro utilizzati per l’assemblaggio dei diversi conci lapidei; queste hanno rivelato, in alcuni casi, uno stato avanzato di ossidazione, con conseguente pericolo per la tenuta strutturale dell’insieme. Si è proceduto quindi con un rinforzo strutturale ausiliario tramite inserimento di alcuni perni filettati autoaggancianti in punti strategici. In seguito, dopo aver ripulito e sigillato accuratamente le connessure tra i conci di copertura del timpano, si è optato per un rivestimento in rame degli spioventi, a maggiore garanzia contro le infiltrazioni.
L’intervento è stato infine occasione per una manutenzione delle superfici che, a causa dell’esiguità dei fondi rimasti a disposizione, si è dovuta limitare alla eliminazione di scaglie lapidee in fase di distacco, alla disinfestazione da agenti biodeteriogeni, alla sola revisione delle sigillature ove mancanti o ammalorate, ad una cauta rimozione delle maggiori stratificazioni di croste nere e ad una blanda pulitura con nebulizzazione di acqua calda.